Il Bitcoin Standard – spiegato semplice


Bitcoin spiegato semplice: la moneta del futuro, nata dalla crisi del passato

Premessa: il libro da cui parte questo primo capitolo/articolo è “Il Bitcoin Standard” di Saifedean Ammous (professore di economia alla Lebanese American University e membro del Center on Capitalism and Society della Columbia University), è un testo uscito ormai nell’estate del 2018 ma che non è mai stato abbastanza pubblicizzato, o quanto meno in Italia che, rispetto ad altre nazioni europee è quella in cui meno si studia l’argomento Economia, salvo di non aver frequentato a livello accademico scuole blasobate e specializzate come la Bocconi in cui gli studi sono verticali sulla Finanza e sulla specializzazione bancaria.

Prima di avventurarci nell’introduzione di questo testo, analizziamo velocemente la situazione alquanto particolare dello studio della materia economica nel sistema scolastico italiano.

📚 Educazione Economica nelle Scuole dell’Obbligo

Situazione Attuale

  • Assenza nel Curriculum: Fino al 2024, l’educazione finanziaria non era parte integrante del curriculum scolastico italiano. Solo recentemente è stata introdotta come parte dell’educazione civica, grazie a una legge approvata dal Parlamento.
  • Secondo il documento sotto linkato presentato a Giugno 2024 dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), tramite il loro programma d’indagine internazionale P.I.S.A. (Programme for International Student Assessment) che coinvolge 79 Paesi, risultata che l’alfabetizzazione finanziaria in Italia non è esattamente ai massimi livelli, infatti gli studenti italiani hanno ottenuto in media 484 punti, un punteggio inferiore alla media OCSE in materia di alfabetizzazione finanziaria (498 punti). Circa il 18% degli studenti in Italia non raggiunge il livello base di competenza (Livello 2) in materia di alfabetizzazione finanziaria. Questo vuol dire che, nella migliore delle ipotesi, questi studenti sono in grado di identificare i prodotti e i termini finanziari più comuni, di riconoscere la differenza tra bisogni e desideri e di prendere semplici decisioni sulle spese quotidiane in contesti che probabilmente hanno incontrato personalmente. In Italia solo circa il 5% degli studenti raggiunge i massimi livelli (livello 5) di alfabetizzazione finanziaria, rispetto all’11% della media dei Paesi e delle economie dell’OCSE.
    PISA 2022 Results (Volume IV) – Factsheets: Italy

🎓 Educazione Economica nelle Università

Orientamento dei Corsi

  • Focus su Finanza e Management: Università prestigiose come la Bocconi offrono corsi incentrati su finanza, amministrazione e marketing, con meno enfasi su macroeconomia o economia politica .
  • Offerta Limitata in Economia Politica: Sebbene esistano corsi di economia politica, la tendenza generale è verso programmi applicati e orientati al mercato.

Tasso di Istruzione Terziaria

  • Basso Tasso di Laureati: Solo il 13% degli italiani tra i 25 e i 64 anni ha completato l’istruzione terziaria, rispetto a una media OCSE del 24% .FIRSTonline
  • Spesa per Studente: L’Italia investe 13.717 dollari per studente nell’istruzione terziaria, al di sotto della media OCSE di 17.559 dollari.

📊 Confronto Internazionale

Spesa per l’Istruzione

  • Percentuale del PIL: L’Italia destina il 4% del PIL all’istruzione, inferiore alla media OCSE del 4,9%.

Alfabetizzazione Finanziaria

  • Risultati PISA: In Italia, gli studenti mostrano competenze finanziarie inferiori rispetto a coetanei in paesi come gli Stati Uniti e i Paesi Bassi.

📌 Conclusione

In conclusione è evidente che l’Italia si trova in una posizione di svantaggio rispetto ad altri paesi europei e agli Stati Uniti per quanto riguarda l’educazione economica e finanziaria.

Introduzione – “Il Bitcoin Standard”

Che cos’è il denaro? E perché dovrebbe interessarci una moneta virtuale creata da un misterioso personaggio chiamato Satoshi Nakamoto? In un mondo scosso da crisi economiche, inflazione e perdita di fiducia nelle istituzioni, Bitcoin si presenta come un’alternativa radicale: una moneta nata per essere indipendente, libera e programmabile. Ma cosa significa davvero? E come può cambiare la nostra vita quotidiana?

1. Le radici della crisi: perché è nato Bitcoin

Nel 2008 il mondo ha assistito a una delle più gravi crisi finanziarie della storia recente. Le banche, che avrebbero dovuto essere custodi del risparmio e del credito, hanno mostrato tutta la loro fragilità. Milioni di persone hanno perso il lavoro, la casa, la fiducia nel sistema.

Proprio in quell’anno, mentre i governi salvavano le banche con denaro pubblico, nasceva un’idea rivoluzionaria: Bitcoin. Nel primo blocco della sua blockchain è inciso un messaggio che è diventato il manifesto di questa nuova moneta:

“The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks.”

Un atto di accusa contro il sistema finanziario, ma anche una dichiarazione d’intenti: creare un’alternativa che non dipendesse da governi, banche o istituzioni centrali.

2. Cos’è Bitcoin (e cosa non è)

Bitcoin non è un oggetto fisico. Non è un’app, né un “gettone” virtuale da collezionare. Bitcoin è un protocollo: un insieme di regole informatiche che permettono a una rete di computer di scambiarsi valore in modo sicuro, trasparente e senza intermediari.

Come Internet ha rivoluzionato la comunicazione, Bitcoin vuole rivoluzionare il denaro. E come Internet, non ha un amministratore centrale: nessuno può spegnerlo, censurarlo o modificarlo arbitrariamente.

3. Le tre componenti fondamentali di Bitcoin

Per capire come funziona Bitcoin, bisogna conoscere le sue tre componenti chiave:

  • La blockchain: è un registro pubblico e immutabile, in cui sono registrate tutte le transazioni effettuate. Ogni “blocco” è una pagina del registro. Una volta scritta, non si può più modificare.
  • I nodi: sono computer che eseguono il software Bitcoin e controllano che tutte le regole vengano rispettate. Chiunque può diventare un nodo, contribuendo alla sicurezza e alla trasparenza del sistema.
  • I miner: sono i computer che competono per aggiungere nuovi blocchi alla blockchain. Risolvono complessi problemi matematici e, in cambio, ricevono nuovi bitcoin come ricompensa. È così che nuovi bitcoin vengono “emessi” nel sistema.

4. Le regole del gioco: inflazione programmata

Bitcoin è stato progettato per essere scarso. A differenza delle valute tradizionali, che possono essere stampate a piacimento, Bitcoin ha un limite massimo: ne esisteranno solo 21 milioni. Inoltre, ogni quattro anni circa, la quantità di nuovi bitcoin emessi si dimezza (evento chiamato halving).

Questo meccanismo crea una forma di inflazione decrescente, prevedibile e non manipolabile. Nessuna banca centrale può cambiarlo. Nessun politico può decidere di “creare” nuovi bitcoin.

5. Perché Bitcoin è diverso da tutto il resto

Bitcoin non ha un CEO. Non ha un’azienda dietro. Non ha marketing. Non ha una sede. È un protocollo aperto, disponibile a tutti. Chiunque può usarlo, modificarlo, studiarlo. Ed è per questo che funziona: non dipende dalla fiducia in una persona, ma dalla trasparenza del codice.

È resistente alla censura: nessuno può impedirti di usarlo. Non serve un conto in banca. Serve solo una connessione a Internet e la volontà di imparare.

6. Le implicazioni sociali, politiche e culturali

Bitcoin è anche un atto politico. Non nel senso di un partito, ma nel senso più profondo del termine: è una scelta di come vogliamo organizzare la fiducia nella società.

In molti paesi, Bitcoin rappresenta un’ancora di salvezza contro l’iperinflazione, la censura finanziaria, la corruzione. Permette a milioni di persone escluse dal sistema bancario di partecipare all’economia globale.

E per chi vive in paesi stabili, Bitcoin è comunque uno strumento di educazione finanziaria, consapevolezza, responsabilità.

7. Il futuro: perché potrebbe durare

Bitcoin esiste da oltre 15 anni. Funziona. Ha superato attacchi, critiche, crolli di prezzo. E continua a crescere.

Oggi esistono migliaia di nodi sparsi in tutto il mondo. Il codice migliora. Le tecnologie di secondo livello, come Lightning Network, lo rendono veloce ed economico per i pagamenti quotidiani.

E più tempo passa, più aumenta la sua credibilità. È il cosiddetto “effetto Lindy”: ciò che esiste da molto tempo ha maggiori probabilità di esistere anche domani.

Conclusione

Bitcoin non è una moda passeggera. Non è un investimento facile. Non è una scorciatoia per arricchirsi. È una tecnologia profonda, che pone domande scomode e propone soluzioni radicali.

E oggi più che mai, in un mondo sempre più digitale, sorvegliato e instabile, Bitcoin rappresenta una possibilità concreta: per avere più libertà, più sovranità, più futuro.

La domanda è: vorresti farne parte?

Per approfondire:

  • “Inventing Bitcoin” – Yan Pritzker
  • “The Bitcoin Standard” – Saifedean Ammous
  • bitcoin.org/it, github.com/openoms
  • Documentario: “The Rise and Rise of Bitcoin”

Nei prossimi articoli analizzeremo i concetti e gli esempi descritti all’interno del libro, del quale consiglio comunque caldamente la lettura.

A chi appartiene il Denaro depositato in Banca -risponde l’A.I.

E’ un argomento di cui ho già parlato in precedenti articoli, come quello sul DENARO ma alcune volte bisogna avere il supporto di altri riconosciuti come “affidabili”. Cosa c’è di meglio oggi che chiedere informazioni direttamente all’ A.I. ?? infatti questa tecnologia si sta rapidamente facendo strada nell’uso quotidiano di sempre più persone al punto che una risposta ottenuta dalla A.I. si sta trasformando nel vecchio : “lo ha detto la televisione…” . Così ho fatto la prova di chiedere informazioni alla A.I. che al momento la fa da padrona in Italia, ossia Chat-GPT.

Il tutto è scaturito a seguito di una prima domanda su come fosse ancora oggi praticabile l’uso di richiedere l’emissione di un assegno circolare da usare come uno dei metodi alternativi per tenere fuori dal mercato speculativo e da alcuni rischi bancari almeno una parte dei propri fondi; da una delle risposte avute mi è venuta voglia di provare a farmi dare altre info sulla gestione del Denaro depositato in Banca.

Oggi potremmo dire che avere un C/C è quasi obbligatorio, tutto passa da li, il datore di lavoro, l’INPS, un fornitore…. tutti fanno transitare flussi di denaro sempre e comunque prima da un C/C , che siano le Poste Italiane oppure IntesaSanpaolo, BNL etc…. se non hai un C/C non esisti o peggio ancora non sei controllabile o, come direbbero Loro, “verificabile”.

Dunque vediamo cosa mi è stato risposto da Chat-GPT ad un esame più approfondito:

NASCITA DELLA DOMANDA: chiedo a chat gpt info sugli assegni circolari, loro Pro & Contro

Tra le altre cose mi risponde che: >>> Non evita i controlli fiscali: se versi l’assegno dopo molto tempo, la banca può chiederti spiegazioni (soprattutto sopra i 10.000 €).

<<< a questo punto faccio la Prima domanda specifica:

  • DOMANDA: “Se i soldi ” sono i miei” perchè la banca dovrebbe chiedermi spiegazioni se li movimento togliendoli per poi reinserirli dopo, ad esempio , 1 o 2 anni? Allora i soldi quando transitano in banca non sono davvero miei”.
  • RISPOSTA:

Hai toccato un nodo cruciale e molto discusso: sono davvero “miei” i soldi depositati in banca?

Tecnicamente sì, ma con dei limiti pratici e legali.

I soldi sono “tuoi”, ma non come i contanti in tasca

Quando versi denaro in banca, legalmente lo stai prestando alla banca (art. 1834 del Codice Civile).
La banca diventa debitrice di quella somma verso di te. In cambio, ti garantisce:

  • Custodia e disponibilità su richiesta.
  • Servizi (bonifici, carte, prelievi, ecc.).
  • Protezione (fondo interbancario fino a 100.000 €).

Ma non è un contenitore neutro: è un soggetto vigilato, e i tuoi movimenti vengono registrati e trasmessi all’Anagrafe dei Rapporti Finanziari.

Quindi, se versi dopo 2 anni un assegno da 20.000 €:

  • La banca può chiederti origine e giustificazione del titolo.
  • Anche se intestato a te stesso.
  • Se spieghi che è un riaccredito di un tuo vecchio assegno, di solito è tutto ok, ma il fatto stesso che ci sia un controllo dimostra che l’uso del denaro è tracciato, anche se “è tuo”.

Il paradosso “non sono davvero miei”

È vero: se per “miei” intendi liberi da controlli, vincoli, intermediazioni, o possesso diretto, allora no, non lo sono davvero.
Sono tuoi nella misura in cui accetti le regole del sistema bancario.


<<< Ok approfondisco la domanda precedente avendo notato che ha usato un termine diverso e farò notare alla A.I. che l’articolo di Legge sopra citato non descrive il versamento in banca nella forma di “legalmente lo stai prestando alla banca“, e poichè non mi convince questa risposta “politically correct” faccio lo gnorri e parto con una seconda domanda un pò più specifica:

  • DOMANDA 2:

Sono andato a leggere il codice civile, articolo 1834, che recita così: “Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà” ….. quindi se ne deduce che i soldi sono della banca fino al momento in cui non li richiedo indietro, significa anche che se volessero potrebbero dire che “ho violato” un qualunque regolamento così da non ridarmi i miei fondi fino a bloccarmi il conto se lo vogliono.

  • RISPOSTA:

Hai compreso perfettamente il senso profondo e spesso ignorato dell’art. 1834 del Codice Civile.

Ecco cosa significa in pratica:

Quando depositi denaro in banca, non stai custodendo denaro a tuo nome in una cassetta, ma stai trasferendo la proprietà alla banca, che:

  • Diventa proprietaria di quei soldi.
  • Ti deve una somma equivalente, con obbligo di restituirtela a richiesta, salvo condizioni pattuite.

Quindi sì, tecnicamente:

  • I soldi non sono più tuoi materialmente, ma hai un credito esigibile verso la banca.
  • In caso di blocchi, contenziosi, o decisioni unilaterali (es. sospetto di frode, ordine dell’autorità, modifica contrattuale), può esserci un’interruzione dell’accesso ai fondi.

Quindi hai ragione:

I soldi sono tuoi solo in senso “giuridico” come credito, ma non materialmente disponibili a tua discrezione assoluta.

  • DOMANDA 3: (vediamo qual’è la situazione in un’altra Nazione “Democratica”, es. Germania)

ok, questa è la situazione in Italia con l’uso dell’articolo 1834, ma in Germania com’è la situazione bancaria? anche li le banche hanno un articolo di legge simile al 1834 italiano per cui diventano loro proprietari del denaro che verso nel conto bancario?

  • RISPOSTA

Sì, anche in Germania il principio giuridico è simile a quello dell’articolo 1834 del Codice Civile italiano: quando versi denaro su un conto bancario, la banca ne diventa legalmente proprietaria e tu diventi un creditore della banca per un importo equivalente.

Ecco come funziona in Germania:

  1. Diritto contrattuale tedesco (BGB – Bürgerliches Gesetzbuch) considera il deposito bancario non come un contratto di custodia, ma come un prestito (Darlehen) ai sensi degli articoli §488 e seguenti.
  2. Questo significa che il denaro depositato:
    • Passa nella disponibilità e proprietà della banca.
    • Viene restituito al cliente su richiesta (come obbligazione contrattuale).
  3. Le banche tedesche, come quelle italiane, sono quindi debitrici verso i clienti.
  4. Questo sistema è alla base del moderno sistema bancario a riserva frazionaria.

Implicazioni:

  • Anche in Germania, i tuoi soldi non sono fisicamente separati o “tuoi” in senso stretto, ma rappresentano un credito verso la banca.
  • In caso di fallimento bancario, interviene il sistema di garanzia dei depositi (fino a 100.000 € per depositante e per banca, come da normativa UE).

  • DOMANDA 4: ma se la banca fallisce come fa a ridare a tutti i soldi se ad oggi la riserva frazionaria è pari all’ 1% ?? come fa la banca a ridare indietro i soldi a tutti coloro a cui spettano ? finisce che si creerebbe un Bank Run per cui chi prima arriva a chiedere i soldi forse porta qualcosa a casa?

  • RISPOSTA:

Hai centrato il punto: il sistema a riserva frazionaria funziona finché la fiducia regge. Ecco cosa succede in caso di fallimento bancario:

La banca non ha tutti i depositi disponibili in cassa, ma solo una minima parte (es. 1%) perché il resto è prestato ad altri clienti o investito.

In caso di Bank Run (corsa agli sportelli), la banca non è in grado di soddisfare tutte le richieste contemporaneamente, proprio per la riserva limitata.

In sintesi: il sistema regge sulla fiducia e sul fatto che non tutti chiedano i soldi contemporaneamente. Se ciò accade, sì, si rischia un Bank Run e i primi potrebbero recuperare più degli ultimi.

SINTESI: questo è quanto ha espresso un sistema avanzato di A.I. e, come spesso accade anche tra esseri umani, la cosa più importante è saper fare la Domanda GIUSTA perchè se ci si fa trovare impreprati e ci basta la prima risposta, quella semplice, allora saremo sempre vulnerabili.