Progetto Mozilla per l’IoT

Mozilla Webthings per IoT

Mozilla Webthings per IoT

Su questo portale abbiamo iniziato a parlare di IoT gia alcuni anni fa, se interessati potete fare una pausa e leggervi prima l’articolo del 2015 dal titolo: Internet of Things , e poco tempo fa abbiamo iniziato a descrivere i nuovi scenari inerenti all’arrivo ed all’uso della tecnologia 5G .

Ed e’ proprio in questo anno che la tecnologia, grazie all’arrivo del 5G, subira’ una nuova impennata, non a caso su queste pagine parleremo a breve di diversi nuovi argomenti quali :

  • assistenti virtuali,
  • connessione ultraveloce 5G,
  • intelligenza artificiale per azioni legate alla vita quotidiana,
  • blockchain al di fuori delle aziende,
  • crescita degli eSport,
  • cloud,
  • i rischi della cybersecurity,
  • i furti informatici di dati biometrici,
  • la consapevolezza dell’importanza dell’etica nel mondo business

Come gia spiegato in precedenza, la tecnologia IoT sta avendo un rapidissimo sviluppo, ed ancor piu’ avra’ un’enorme diffusione in ogni campo della nostra vita, lavorativa e personale.
Il McKinsey Global Institute ha recentemente stimato che ogni secondo vengono connessi circa 127 nuovi devices IoT.
Seguendo questo andamento, le previsioni per il 2020, riguardo gli oggetti connessi alla rete, vanno dalla stima di 37 miliardi di device, calcolati da Cisco, fino ai 200 miliardi stimati da Intel.

Mozilla WebThings

In tutto questo fervore attorno al mondo IoT, il Mozilla IoT Team ha presentato recentemente un nuovo progetto denominato Mozilla WebThings, un progetto completamente open source sul quale è possibile contribuire direttamente al suo sviluppo dal repository pubblico di Github.
Il concetto alla base del progetto e’ quello di fornire una open platform pensata per il monitoraggio ed il controllo dei device IoT.

Sostanzialmente si tratta di una distribuzione Linux, da installare su una Raspberry Pi dove, al suo interno, sara’ possibile trovare vari tool che insieme generano un Hub dedicato alla gestione dei “device smart” connessi alla rete locale, come ad esempio le lampadine o i sensori di movimento e molto altro ancora……

I vari dispositivi potranno essere successivamente configurati tramite una pratica dashboard richiamabile dal Web browser.

Mozilla WebThings è animato dalle Web Thing API, grazie a questi set di librerie ad hoc, gli sviluppatori possono realizzare delle Web Things, ovvero le app dedicate alla gestione dei vari smart device supportati.

Sempre tramite l’utilizzo di queste API, gli sviluppatori potranno anche creare degli add-on in modo da abilitare funzionalità connesse ad un determinato Cloud provider e connettervi i molti device gestiti.

Il Mozilla WebThings è suddiviso in due componenti principali:

  • WebThings Gateway
  • WebThings Framework

Con Mozilla WebThings sara’ possibile tenere sotto controllo tutti i dettagli della propria rete di device IoT. Si potra’, ad esempio, monitorare il numero di utilizzi di un determinato dispositivo o i consumi energetici durante uno specifico arco temporale.

Tramite Mozilla WebThings l’utente potrà anche centralizzare la gestione di molti allarmi, quali, allarmi dei sensori di fumo, umidità e movimento da un’ unico pannello, impostando le varie regole e la quantità di notifiche da generare in caso di un evento o trigger.

Mozilla Webthings gestione consumi

Mozilla Webthings gestione consumi

Il team di Mozilla è anche al lavoro su una versione personalizzata di OpenWrt, famosa distribuzione Linux dedicata ai device embedded.

Seguiremo gli sviluppi del progetto, per tutti gli altri aggiornamenti potete andare a vedere direttamente sul repository di Github.

Nuovo Raspberry Pi Zero a 11$ con Wifi e Bluetooth

Raspberry Pi Zero W

Raspberry Pi Zero W

Lo scorso mese di Febbraio, in occasione del quinto compleanno del progetto Raspberry Pi il team del progetto ha deciso di presentare al suo pubblico un nuovo membro della famiglia, il Raspberry Pi Zero W.

Come forse è intuibile dal nome, si tratta di una variante dell’originale Raspberry Pi Zero alla quale è stato aggiunto un modulo WIFI ed il Bluetooth.

Il team ha dunque creato quella che possiamo considerare a tutti gli effetti come un’evoluzione naturale del Raspberry Pi Zero, che sin dal suo lancio nel corso del 2015, ha rappresentato l’alternativa low-cost perfetta per coloro che volevano sviluppare progetti di domotica o di IoT. Tuttavia l’evoluzione del mercato ha richiesto l’inclusione di un modulo di connettività wireless che ormai rappresenta una feature essenziale per molti sviluppatori, malgrado esso incrementi leggermente i consumi energetici.

Con il Raspberry Pi Zero W è possibile sviluppare piccoli box di retrogaming che possono essere aggiornati tramite WIFI e controllati con un device Bluetooth. Nello stesso modo è possibile collegare Raspberry Pi Zero W ad un termostato per monitorare i consumi e controllare il riscaldamento da un altro edificio. Indipendentemente dalla natura del progetto a cui si sta lavorando, la connessione wireless è quindi diventata una funzionalità chiave.

Raspberry Pi Zero W utilizza il medesimo chip wireless (nello specifico il Cypress CYW43438) del Raspberry Pi 3 Model B, cosi da offrire il supporto al WIFI 802.11n e al Bluetooth 4.0. Il team ha inoltre collaborato con Kinneir Dufort e T-Zero in modo da offrire già al momento del lancio dei case originali per la nuova arrivata.

Per questo nuovo lancio e’ stata anche pianificata al meglio la distribuzione e sono stati aggiunti nuovi reseller online in modo da evitare di terminare le scorte in magazzino come successe nel 2015 per il lancio del Raspberry Pi Zero.
Il prezzo del Raspberry Pi Zero W è di 11 euro (escluse le spese di spedizione o l’acquisto di uno dei box) e in Italia è già possibile ordinarlo tramite lo store Kubii.

Raspberry Pi B+

Raspberry Pi B+E’ da poco uscito il nuovo modello, il Raspberry Pi B+ , per chi non sapesse di cosa stiamo parlando consiglio di leggere il primo articolo “Raspberry Pi – Prima installazione” per farsi un’idea del prodotto di cui stiamo parlando.

Il modello B+ e’ l’ultima versione della serie basata sul modello B, per coloro che preferiscono il modello A, sappiate che anche per questa scheda e’ appena uscita la versione A+ di cui parleremo in uno dei prossimi articoli; a livello hardware nulla e’ cambiato, il B+ usa il modulo GPU Broadcom BCM2835 abbinato alla, seppur forse datata, CPU ARMv6 a 700MHz e 512 MB di ram. La vera novita’ e’ che la scheda ha subito una vera e propria “rinfrescata” progettuale, migliorando la disposizione dei componenti.

Le porte in dotazione ora non sono piu’ sparpagliate come prima, infatti adesso  solo due lati della scheda sono dedicati alle connessioni ed alla cavetteria e sono presenti anche due porte USB in piu’ (4 in totale).

Le uscite dell’audio analogico e la porta per il video composito sono state accorpate in un unico jack, cosa che ha permesso di recuperare prezioso spazio senza dover eliminare tali uscite, ed anche le carenze, esistenti sulla precedente versione, riguardo alla qualita’ non perfetta dell’audio analogico, ora sono state perfezionate,

La revisione progettuale ha anche portato ad un minore assorbimento di energia elettrica di circa 500mW, ed anche il precedente slot per la scheda SD (che non era proprio ottimale nell’utilizzo) e’ stato sostituito, sul lato B, da uno slot per uSD.

Lo stesso bus GPIO e’ adesso piu’ ambpio in virtu’ dei 14 pin aggiuntivi (per un totale di 40) che da al Raspberry nuovi impieghi che fino ad oggi gli erano impossibili, aumentando cosi’ per noi utilizzatori le quasi infinite possibilita’ di utilizzo in progetti di ogni tipo.

 

SCHEDA Raspberry Pi B+

Produttore : RPi Foundation
Sito Web     : www.raspberrypi.org
Prezzo         : € 40
Giudizio      : il nuovo restyling ha portato benefici in ogni aspetto del prodotto che ha cosi aumentato e migliorato le sue possibilita’ d’impiego, non che’ di facilita’ d’uso, ed il suo rapporto qualita’ prezzo rimane imbattibile. Per me e’ un bel 9.

Raspberry Pi – Prima installazione

Raspberry PiIl progetto Raspberry Pi ha sicuramente colpito nel segno, incuriosendo e dando la possibilita’, a tutti coloro che vogliono cimentarsi, di poter sperimentare facendone usi tra i piu’ disparati. Per tutti coloro che sono neofiti all’argomento vorrei trattare una delle fasi piu’ importanti del primo approccio a questo fantastico device, ossia la prima installazione.

Se e’ sicuramente facile capire come collegare tutte le parti della scheda al PC od alla TV, cosa che deve essere ben spiegata e come poter installare sulla SD con cui faremo funzionare il Raspeberry una delle tante distro gia presenti online.

Gia’, una delle tante, questo perche’ come accennavo prima il progetto ha portato molti sviluppatori ha cimentarsi nella creazione di distro adatte, e dalle caratteristiche di performance, diverse da quella standard uscita insieme alla scheda al suo esordio; tra quelle piu’ conosciute possiamo citare :

  • Raspbian
  • Pidora
  • Openelec
  • RaspBmc
  • Risc OS
  • Arch Linux (in versione lightweight)

PARTIAMO

Prima di connettere all’alimentazione il vostro Raspberry Pi dovrete installare sulla scheda SD un sistema operativo valido tra quelli indicati sul sito RaspberryPi.org

Per l’installazione della distribuzione ufficiale Raspbian potete procedere scaricandola direttamente da http://www.raspberrypi.org/downloads. Selezionate la modalità di download che preferite tra Torrent oppure ZIP, ottenendo cosi il file immagine che v’interessa, nel mio esempio ho scelto di prelevare direttamente il file .zip

Raspbian – latest = 2014-06-20-wheezy-raspbian.zip

Prepariamo la scheda SD

Nell’esempio io ho utilizzato una scheda SD HC da 4GB.

Assicuratevi che il selettore NON sia nella posizione LOCK, se così non fosse non riuscireste a scrivere sulla scheda e quindi anche a formattarla, operazione questa che si puo’ effettuare tramite il tool Unetbootin, che permette di formattare/preparare una scheda SD installandovi sopra la distro prescelta, ma dal sito della stessa Raspberry ci viene oggi in contro anche con il tool NOOBS.

NOOBS infatti altri non è che un software che fornisce una pratica interfaccia per installare sulla nostra Raspberry Pi qualsiasi distribuzione Linux.

Acronimo di New Out Of the Box Software, NOOBS appena installato consiste in una sorta di immagine di recovery che viene avviata al primo boot della Raspberry Pi, e ci pone davanti ad una finestra di dialogo che chiede quale sistema operativo vogliamo installare. Le scelte sono molteplici: si va da Arch Linux per ARM a Pidora, passando per la celebre Raspbian.

Oltre questo, NOOBS è anche utile per chi vuole provare diversi sistemi operativi sulla propria Raspberry Pi, pur mantenendo una facile via di fuga verso un sistema stabile di cui si ha sempre l’immagine e del quale si è sempre pronti all’installazione. Per chi fosse interessato, ulteriori risorse sono disponibili alla pagina del progetto su Github, insieme alle istruzioni e ovviamente ai link per il download di NOOBS, presenti anche sul sito ufficiale di Raspberry Pi.

In pratica, una volta scelto il sistema operativo desiderato, NOOBS procederà ad installarlo sullo spazio libero della SDCard, e successivamente riavvierà il sistema permettendovi di accedere al sistema operativo appena installato. Potrete comunque riaccedere in qualsiasi momento al menu iniziale di NOOBS; tenendo premuto il tasto SHIFT durante la sequenza d’avvio del sistema. Un aspetto interessante di NOOBS è che non c’è bisogno di essere collegati ad Internet per procedere al setup, in quanto i files necessari per installare i quattro sistemi operativi sono già presenti sulla SD.

Oltre che il menu di scelta iniziale, NOOBS ha inglobato anche un editor che permette di modificare il file config.txt relativo al sistema operativo installato ed un browser web per permettervi di accedere ad Internet.

Buon divertimento con la vostra Raspberry Pi !