Il web3 è sicuro, se sai quello che fai


Mentre ero affacendato nella preparazione del prossimo articolo su Bitcoin, e tutto il mondo che gli ruota attorno, mi sono imbattuto in un post Linkedin che recitava esattamente “Il web3 è sicuro, se sai quello che fai”.

Questo pensiero mi ha intrattenuto in una serie di pensieri articolati che proverò a sciorinare senza esprimere verdetti ma dando, come sempre, il mio parere personale.

Consapevolezza

I progressi tecnologici diventano veramente di massa nel momento in cui l’avanzamento delle nuove tecnologie si evolve talmente tanto da diventare quasi invisibile per cui il loro utilizzo si trasforma in uno standard in nuova gestualità a cui non dobbiamo più pensare. Oggi quasi chiunque ha familiarità con l’account di posta, con l’uso di diversi tool di messaggistica (su pc e smartphone) o anche l’uso di vari sistemi di pagamento tra carte di credito, pagamenti online o anche tramite App su smartphone e smartwatch.

Molta della tecnologia appena descritta fruisce dalle pagine web dei nostri browser che usiamo per comprare su Amazon, per scrivere messaggi su Whatsapp, per sbrigare una commissione amministrativa sui portali delle Regioni magari usando un sistema SPID e molto altro ancora. A tutto ciò che potremmo includere in quelli che sono ad oggi la base portante dei servizi web online su quello che viene chiamato WEB 2.0 si sono aggiunti e continuano ad aggiungersi nuovi servizi con nuove modalità che sono quelli che appartengono alla galassia del WEB 3.0, tra i quali spiccano certamente in pole-position le crypto, gli nft ed i metaversi.

Ma in molti servizi giornalistici/TG continuano a comparire i rischi di frode dati dalla poca conoscenza delle metodologie migliori per gestire i propri dati personali durante l’uso dei servizi online, per cui filoni come il Phishing sono ancora oggi una delle minacce più importanti per le frodi online, frodi che spaziano dal furto di identità online da rivendere nel DarkWeb fino al furto di username/password per l’accesso a servizi bancari, carte di credito e quant’altro.

Dunque sarebbe logico affermare che ci troviamo ancora in una fase di “studio” da parte della CriticalMass nell’imparare i metodi per un uso consapevole dei mezzi informatici, potremmo paragonarci all’inizio del ‘900 in cui l’uso dell’automobile iniziava a diffondersi ma ancora non esistevano molti sistemi di verifica e controllo per un uso intelligente e consapevole da parte dei neo possessori dell’auto, mancanza di segnaletica stradale, mancanza di semafori per un controllo dei flussi di marcia, mancanza dei sistemi di sicurezza e di divisione stradale tra il flusso dei pedoni e quello dei mezzi a 4 ruote etc…. In tutto ciò stiamo gia vivendo l’affiancamento delle tecnologie appartenenti al WEB 3.0 che porta con se sia la necessità di una maggiore conoscenza e consapevolezza da parte dell’utente ma anche di chi sta creando le nuove applicazioni. Infatti potremmo dire che mai come oggi i TEST ed il DEBUG delle Applicazioni web sono di vitale importanza.

I test sono una parte importante di qualsiasi progetto di sviluppo software, ma si sono rivelati particolarmente cruciali per il successo dei progetti Web3. Mentre con le app Web2 si possono verificare registrazioni errate o pagamenti falliti, i bug introdotti nello sviluppo delle app Web3 possono consentire agli utenti malevoli di sgonfiare il valore di un token coniando token in eccesso, modificare le regole di funzionamento di una DAO o persino congelare in modo permanente i fondi collegati a uno smart contract.

Con i progetti Web2, i bug possono essere risolti con semplici rami di correzione che vengono distribuiti prima che altri dati vengano corrotti o che importanti vendite vadano perse. Questo non è il caso di Web3: i bug in un’applicazione Web3 sono permanenti, poiché qualsiasi smart contract distribuito sulla blockchain è immutabile. Si può trovare una soluzione, ma una volta che il contratto è attivo diventa impossibile implementarla.

Possiamo realisticamente pensare di scrivere codice invulnerabile agli attacchi? L’idea di una sicurezza perfetta, anche nel Web3, è un’aspirazione impossibile ?!. Tuttavia, con test adeguati ed una maggiore conoscenza da parte di tutti gli attori, possiamo ridurre le superfici di attacco per i malintenzionati.

SAFER SMART CONTRACTS

Proverò ora ad introdurre un nuovissimo sistema di TESTING che potrebbe essere di aiuto nella gestione e verifica della stesura degli SmartContracts per Bitcoin, questo strumento si chiama CLARITY.

Clarity porta i contratti intelligenti in Bitcoin usando un linguaggio decidibile (che può essere deciso, cioè risolto, stabilito, determinato), il che significa che si può sapere con certezza dal codice stesso cosa farà il programma. Clarity è interpretato (non compilato) ed il suo codice sorgente è pubblicato sulla blockchain. Clarity offre così agli sviluppatori un modo sicuro per costruire contratti intelligenti complessi per la blockchain più sicura del mondo.

I progetti Clarity vengono creati con Clarinet (clarinet è un runtime di Clarity confezionato come strumento a riga di comando, progettato per facilitare la comprensione, lo sviluppo, il test e la distribuzione dei contratti intelligenti) sono dotati di un framework di test TypeScript integrato. Utilizzando questo framework è possibile distribuire i nostri smart contract su catene di test per eseguire le nostre varie funzioni su di esse. Questo ci permette di simulare funzioni pubbliche e di sola lettura e di verificare come accedono e modificano lo stato della catena.

Conclusioni

Dunque se una maggiore integrazione di sistemi per i test è fondamentale per una buona progettazione Web3, allora conoscere gli strumenti di test migliori è fondamentale per scrivere test ottimi e a copertura totale. Per il momento posso solo consigliare a coloro che sono interessati all’argomento di dare un’occhiata al materiale distribuito sullo spazio Github del progetto:

https://github.com/clarity-lang

Progetto Mozilla per l’IoT

Mozilla Webthings per IoT

Mozilla Webthings per IoT

Su questo portale abbiamo iniziato a parlare di IoT gia alcuni anni fa, se interessati potete fare una pausa e leggervi prima l’articolo del 2015 dal titolo: Internet of Things , e poco tempo fa abbiamo iniziato a descrivere i nuovi scenari inerenti all’arrivo ed all’uso della tecnologia 5G .

Ed e’ proprio in questo anno che la tecnologia, grazie all’arrivo del 5G, subira’ una nuova impennata, non a caso su queste pagine parleremo a breve di diversi nuovi argomenti quali :

  • assistenti virtuali,
  • connessione ultraveloce 5G,
  • intelligenza artificiale per azioni legate alla vita quotidiana,
  • blockchain al di fuori delle aziende,
  • crescita degli eSport,
  • cloud,
  • i rischi della cybersecurity,
  • i furti informatici di dati biometrici,
  • la consapevolezza dell’importanza dell’etica nel mondo business

Come gia spiegato in precedenza, la tecnologia IoT sta avendo un rapidissimo sviluppo, ed ancor piu’ avra’ un’enorme diffusione in ogni campo della nostra vita, lavorativa e personale.
Il McKinsey Global Institute ha recentemente stimato che ogni secondo vengono connessi circa 127 nuovi devices IoT.
Seguendo questo andamento, le previsioni per il 2020, riguardo gli oggetti connessi alla rete, vanno dalla stima di 37 miliardi di device, calcolati da Cisco, fino ai 200 miliardi stimati da Intel.

Mozilla WebThings

In tutto questo fervore attorno al mondo IoT, il Mozilla IoT Team ha presentato recentemente un nuovo progetto denominato Mozilla WebThings, un progetto completamente open source sul quale è possibile contribuire direttamente al suo sviluppo dal repository pubblico di Github.
Il concetto alla base del progetto e’ quello di fornire una open platform pensata per il monitoraggio ed il controllo dei device IoT.

Sostanzialmente si tratta di una distribuzione Linux, da installare su una Raspberry Pi dove, al suo interno, sara’ possibile trovare vari tool che insieme generano un Hub dedicato alla gestione dei “device smart” connessi alla rete locale, come ad esempio le lampadine o i sensori di movimento e molto altro ancora……

I vari dispositivi potranno essere successivamente configurati tramite una pratica dashboard richiamabile dal Web browser.

Mozilla WebThings è animato dalle Web Thing API, grazie a questi set di librerie ad hoc, gli sviluppatori possono realizzare delle Web Things, ovvero le app dedicate alla gestione dei vari smart device supportati.

Sempre tramite l’utilizzo di queste API, gli sviluppatori potranno anche creare degli add-on in modo da abilitare funzionalità connesse ad un determinato Cloud provider e connettervi i molti device gestiti.

Il Mozilla WebThings è suddiviso in due componenti principali:

  • WebThings Gateway
  • WebThings Framework

Con Mozilla WebThings sara’ possibile tenere sotto controllo tutti i dettagli della propria rete di device IoT. Si potra’, ad esempio, monitorare il numero di utilizzi di un determinato dispositivo o i consumi energetici durante uno specifico arco temporale.

Tramite Mozilla WebThings l’utente potrà anche centralizzare la gestione di molti allarmi, quali, allarmi dei sensori di fumo, umidità e movimento da un’ unico pannello, impostando le varie regole e la quantità di notifiche da generare in caso di un evento o trigger.

Mozilla Webthings gestione consumi

Mozilla Webthings gestione consumi

Il team di Mozilla è anche al lavoro su una versione personalizzata di OpenWrt, famosa distribuzione Linux dedicata ai device embedded.

Seguiremo gli sviluppi del progetto, per tutti gli altri aggiornamenti potete andare a vedere direttamente sul repository di Github.

Difenditi con ARTILLERY

Artillery Honeypot All-in-one

Artillery Honeypot All-in-one

In questo articolo parleremo di un tool che si pone come interessante aiuto verso la sicurezza delle nostre macchine in rete, il suo nome e’ Artillery , esso è un interessante software scritto interamente in python. La cosa molto interessante di questo tool e’ che lo possiamo intendere come una combinazione tra un honeypot, un tool di monitoraggio, ed un sistema di alerting. Uahoooo, tutto in un’unico strumento…….

I principi di funzionamento si caratterizzano dal fatto che in presenza di determinate attività di networking esso si comporta parzialmente come un honeypot, adottando anche manovre evasive e, contemporaneamente monitorizza il cambiamento di file sensibili; in entrambi i casi avvisando di quanto riscontrato i destinatari designati.
Artillery si pone in ascolto su di un certo numero di porte di uso comune (peraltro configurabile, tramite la variabile PORTS), e qualora riceva una richiesta di connessione per uno qualsiasi dei servizi fasulli, blocca in modo permanente l’indirizzo IP sorgente aggiungendo una relativa regola con target DROP a iptables.

Artillery può essere anche usato per prevenire attacchi di tipo brute force

L’ installazione ed il lancio di Artillery sono molto semplici: una volta effettuato il download via git, occorre lanciare uno script installer, editare un file di configurazione (“all’inizio questo passaggio sara’ meglio farlo su macchina virtuale per fare pratica della configurazione delle regole”) e poi mandarlo in esecuzione:

# cd /opt
apt-get update && apt-get install git [solo se ancora non avete installato il pacchetto git]
# git clone https://github.com/trustedsec/artillery/ artillery/
# cd artillery
# sudo ./setup.py

Welcome to the Artillery installer. Artillery is a honeypot, file monitoring, and overall security tool used to protect your nix systems.

Written by: Dave Kennedy (ReL1K)

Do you want to install Artillery and have it automatically run when you restart [y/n]: y
[*] Beginning installation. This should only take a moment.
[*] Adding artillery into startup through init scripts..
[*] Triggering update-rc.d on artillery to automatic start…
Do you want to keep Artillery updated? (requires internet) [y/n]: y
[*] Checking out Artillery through github to /var/artillery
Cloning into ‘/var/artillery’…
remote: Counting objects: 876, done.
remote: Total 876 (delta 0), reused 0 (delta 0), pack-reused 876
Receiving objects: 100% (876/876), 207.83 KiB | 293.00 KiB/s, done.
Resolving deltas: 100% (568/568), done.
Checking connectivity… done.
[*] Finished. If you want to update Artillery go to /var/artillery and type ‘git pull’
Would you like to start Artillery now? [y/n]: y
Starting Artillery… Ok
[*] Installation complete. Edit /var/artillery/config in order to config artillery to your liking..

Durante il processo di installazione verranno poste, come potete leggere qui sopra, alcune domande:
Do you want to install Artillery and have it automatically run when you restart [y/n]:
Do you want to keep Artillery updated? (requires internet) [y/n]:
Would you like to start Artillery now? [y/n]:

Artillery verrà installato come servizio sotto /etc/init.d/
E’ sempre consigliabile leggere con attenzione prima d’ impostare il file di configurazione.
In ogni caso, una volta effettuate delle modifiche alla configurazione, si può impartire e renderle immediatamente operanti:
# python restart_server.py

Fate attenzione a non commettere l’errore di editare invece i files risultanti dal download via git. Una volta che che lo script di installazione sia stato eseguito, per modificarne la configurazione posizionatevi piuttosto nella directory /var/artillery.

Il contenuto del file config è piuttosto chiarificatore delle funzionalità del software:
# determina se attivare l’attività di monitoraggio dell’integrità di files sensibili
MONITOR=YES
#
# le directories da monitorare, se ne possono ancora aggiungere “/root”,”/var/”, ecc.
MONITOR_FOLDERS=”/var/www”,”/etc/”
#
# frequenza del controllo in secondi.
MONITOR_FREQUENCY=60
#
# esclusione dal controllo per certe directories o files, ad esempio: /etc/passwd,/etc/hosts.allow
EXCLUDE=
#
# determina se attivare l’attività di HONEYPOT
HONEYPOT=YES
#
# ban automatico HONEYPOT
HONEYPOT_BAN=YES
#
# WHITELIST di indirizzi IP non vincolati dalle regole di controllo
WHITELIST_IP=127.0.0.1,localhost
#
# PORTS su cui attivare il monitoring
PORTS=”135,445,22,1433,3389,8080,21,5900,25,53,110,1723,1337,10000,5800,44443″
#
# determina se attivare l’alerting via email
EMAIL_ALERTS=OFF
#
# username SMTP
USERNAME=”thisisjustatest@gmail.com”
#
# password SMTP
PASSWORD=”pass”
#
# destinatario
SMTP_TO=”testing@test.com”
#
# server per l’invio, per default gmail
SMTP_ADDRESS=”smtp.gmail.com”
#
# Porta SMTP per l’invio. Di default è quella gmail con TTLS
SMTP_PORT=”587″
#
# Indirizzo EMAIL su cui ricevere gli ALERTS
ALERT_USER_EMAIL=”user@whatever.com”
#
# determina se l’invio delle email di alerting debba avvenire seguendo una certa frequenza. Se impostato a off, gli alerts
# verranno inviati automaticamente in tempo reale (può significare un mucchio di spam)
EMAIL_TIMER=ON
#
# la frequenza con la quale saranno inviati gli ALERTS per email (per default ogni 10 minuti)
EMAIL_FREQUENCY=600
#
# Attivazione del monitoraggio dei tentativi BRUTE FORCE contro SSH
SSH_BRUTE_MONITOR=ON
#
# Quanti tentativi prima del BAN
SSH_BRUTE_ATTEMPTS=4
#
# Per effettuare degli aggiornamenti automatici
AUTO_UPDATE=OFF
#
# ANTI DOS imposta la macchina a limitare le connessioni, e va impostato ad OFF nel caso non lo si intenda utilizzare
ANTI_DOS=ON
#
# Le porte dotate di protezione ANTI-DOS
ANTI_DOS_PORTS=80,443
#
# I parametri che limitano le connessioni come misura anti DOS
ANTI_DOS_THROTTLE_CONNECTIONS=50
ANTI_DOS_LIMIT_BURST=200
#

Artillery ha un set di porte (comuni o comunemente attaccate) preimpostato sulle quali si pone in ascolto.
A rivelarle basta un semplice:

# netstat -antp |grep LISTEN
tcp 0 0 0.0.0.0:21 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:53 0.0.0.0:* LISTEN 827/dnsmasq
tcp 0 0 0.0.0.0:22 0.0.0.0:* LISTEN 637/sshd
tcp 0 0 127.0.0.1:631 0.0.0.0:* LISTEN 706/cupsd
tcp 0 0 0.0.0.0:1433 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:1337 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:25 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:90 0.0.0.0:* LISTEN 734/nginx -g daemon
tcp 0 0 0.0.0.0:44443 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:1723 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:47323 0.0.0.0:* LISTEN 616/rpc.statd
tcp 0 0 0.0.0.0:445 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:3389 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:135 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:5800 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 127.0.0.1:3306 0.0.0.0:* LISTEN 1089/mysqld
tcp 0 0 0.0.0.0:5900 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:110 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:111 0.0.0.0:* LISTEN 606/rpcbind
tcp 0 0 0.0.0.0:10000 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp 0 0 0.0.0.0:8080 0.0.0.0:* LISTEN 2428/python
tcp6 0 0 :::53 :::* LISTEN 827/dnsmasq
tcp6 0 0 :::22 :::* LISTEN 637/sshd
tcp6 0 0 ::1:631 :::* LISTEN 706/cupsd
tcp6 0 0 :::46327 :::* LISTEN 616/rpc.statd
tcp6 0 0 :::90 :::* LISTEN 734/nginx -g daemon
tcp6 0 0 :::111 :::* LISTEN 606/rpcbind
tcp6 0 0 :::80 :::* LISTEN 1153/apache2

P.S.: L’esclusione dell’indirizzo IP che non riesca ad autenticarsi validamente viene effettuata attraverso il controllo del file /var/log/auth.log (per le distribuzioni basate su Debian).

Il tool e’ potente ed altamente configurabile; non rimane che dare un’occhiata alla configurazione e fare qualche prova, magari all’inizio giocando con qualche servizio aperto su di una VM.

 

CoreOS ed uso nei Datacenter

CoreOS Docker Cluster

CoreOS Docker Cluster

Ormai l’ho capito, dai tanti esempi di storie di successo in campo informatico che, le migliori invenzioni si realizzano nei garage. Così come i due famosi Steve furono capaci di creare da zero il primo Mac, così i creatori di Google concepirono il loro motore di ricerca proprio in un garage o giu’ di li. La storia che si sente inizia sempre cosi :
“Qualche anno fa, in un garage della Silicon Valley…” etc… ; ma cosa ci sarà mai in questi garage americani ?!?


Nasce così CoreOS

CoreOS è praticamente una leggerissima distribuzione Linux solo con kernel e systemd. Questa distribuzione, che effettua il boot in un paio di secondi, è pensata per chi deve realizzare e gestire cluster di centinaia, addirittura migliaia, di nodi. Praticamente permette di realizzare, con hardware di proprietà, un’infrastruttura IT come quella di Amazon o Google. Oltre ad essere già disponibile sui sistemi cloud di Amazon, di Rackspace e di Google ultimamente anche Microsoft ne ha annunciato la disponibilità su Windows Azure.

Il prodotto è davvero interessanteinfatti, in poco tempo ha avuto migliaia di raccomandazioni su GitHub ed una cifra compresa tra uno e cinque milioni di dollari da gruppi di investimento privati.

CoreOS, il cui codice è interamente disponibile su GitHub, è fortemente basato sudocker“, etcd e systemd oltre ad avere un sistema di aggiornamento del sistema operativo sottostante molto innovativo chiamato FastPatch:

FastPatch aggiorna l’intero sistema operativo in un’unica soluzione, non i singoli pacchetti, su uno schema di partizioni attivo/passivo e siccome le applicazioni e le configurazioni risiedono in ambienti completamente separati e indipendenti, non si corre il rischio di lasciare alcuni nodi del cluster in uno stato di inconsistenza.

Quindi se la vostra esigenza è quella di creare un cluster, CoreOS rappresenta davvero un’ottima scelta.

Nel prossimo articolo vedremo come creare un cluster CoreOS con Vagrant .

 

#CoreOSsistemaclusteravanzato

Controlliamo la velocita’ della nostra rete da terminale

speedtest-cli

Speed Test da Terminale

In questo articolo vedremo come effettuare uno speed test senza aprire il browser ed usando solo il terminale.

Premessa
Saper usare i molti comandi offerti dalla shell sul nostro terminale offre sicuramente enormi potenzialità, nonostante un primo impatto non sempre amichevole, con questo valido strumento avremo sempre il pieno controllo delle funzionalità di una distribuzione Linux, su cui potremo fare qualsiasi cosa senza usare interfacce grafiche.

Se per esempio vogliamo conoscere in tempo reale la velocità della nostra linea ADSL normalmente dovremmo aprire il browser, digitare un sito per effettuare la prova di velocità (per esempio speedtest.net) ed attendere il risultato; invece con la seguente mini guida utilizzeremo solo ed esclusivamente il terminale per effettuare lo stesso tipo di test di velocità sulla nostra linea.

Impariamo ad usare speedtest-cli, un piccolo tool che utilizza il popolare sito speedtest.net.

Il tool possiede gia di per se un lungo elenco di server disponibili per il test, divisi in ordine di distanza, ed è possibile utilizzarlo per testare il ping su un server specifico o connettersi agli Speedtest Mini server; mentre per gli utenti meno esigenti è possibile generare automaticamente un URL con l’immagine dello Speedtest ed i risultati ottenuti.

Installazione
Speedtest-cli può essere installato utilizzando Python Pip. Per installare Pip su Ubuntu (dalla 13.10 e successive, ma sono supportate anche le versioni precedenti), dovremo lanciare il seguente comando da terminale:

# sudo apt-get install python-pip

Usiamo quindi Pip per installare speetest-cli

# sudo pip install speedtest-cli

Per il futuro, quando si desidererà aggiornare speedtest-cli, potremo utilizzare il seguente comando:

# sudo pip install speedtest-cli --upgrade

Se non siete su Ubuntu esistono altri modi per installare speedtest-cli, basta visitare la pagina GitHub del programma.

Controllare la velocità della rete da terminale
Per testare la velocità di connessione a Internet da riga di comando utilizzando il miglior server (basato su ping) tutto quello che dovete fare è eseguire il seguente comando:

# speedtest-cli

Nota: il tool funziona anche con il comando speedtest invece di speedtest-cli (se avete installato lo strumento utilizzando Python Pip). Nei successivi comandi useremo il comando più corto per facilitare la digitazione.

Esempio di test rete adsl casalinga :

# speedtest-cli
Retrieving speedtest.net configuration...
Retrieving speedtest.net server list...
Testing from Vodafone DSL (88.xx.xx.xx)...
Selecting best server based on latency...
Hosted by ColocationIX (Berlin) [5.80 km]: 51.852 ms
Testing download speed........................................
Download: 7.65 Mbits/s
Testing upload speed..................................................
Upload: 2.51 Mbits/s

Il tool è estremamente flessibile e permette di impostare degli argomenti per svolgere ulteriori test. Per esempio è possibile testare la velocità di Internet ed ottenere automaticamente un link con l’immagine da condividere ovunque utilizzando il comando:

# speedtest --share # (che creera' un URL con un'immagine sul portale di speedtest.net)

Per un uso più avanzato, come la visualizzazione dei server di speedtest.net, il collegamento ad un determinato server e così via, possiamo leggere la guida indicata con il seguente comando:

# speedtest -h

Buon Test !

#speedtestsenzabrowserusandosoloilterminale