Virtualizzazione e provisioning senza sforzo

Vagrant Virtualization Box

Vagrant Virtualization Box

La virtualizzazione ha sicuramente cambiato il modo di lavorare e di pensare alla gestione dei sistemi informatici aziendali o dei service provider, ed il cloud ha aggiunto un’ulteriore strato, sia di liberta’, ma anche di complicazione in piu’, nella gestione dei nuovi sistemi ad alta affidabilita’ che devono essere in grado di scalare nel minor tempo possibile ecc….

Queste esigenze hanno portato alla nascita di innumerevoli sistemi di virtualizzazione, tra i piu’ conosciuti sicuramente ci sono Xen, Vmware, Kvm, Virtuozzo, Virtualbox, Openvz …..! che per certi versi si trasformano in un incubo per gli amministratori di sistema, costretti ad avere diversi ambienti di gestione delle VM su diversi sistemi e con molteplici file di configurazione da settare.

Infatti quando ci troviamo ad amministrare un ambiente cloud con molte macchine, il rischio di dover aggiungere una macchina in più e doverla successivamente configurare in poco tempo per il deploy e la messa in produzione insieme a tutte le altre è molto alto. In più, se siamo all’interno di un’architettura che deve scalare rapidamente per rispondere in modo agile alle esigenze degli utenti (e chiaramente dell’azienda), dover attendere l’installazione del sistema operativo e poi del software non è certamente divertente. Per tutte queste esigenze, Vagrant potrebbe risultare la giusta soluzione che può semplificarci la vita, permettendoci di aggirare tutte queste “rogne”

Vagrant è un gestore di macchine virtuali che può usare parecchi hypervisor tra cui VirtualBox, il predefinito, ma anche VMWare, Xen e KVM. Attraverso questo software infatti potremo basarci su una struttura di base comune a tutte le macchine, che contiene il sistema operativo (anche se poi vedremo come personalizzare questa alberatura), e mantenere degli step comuni nella configurazione delle nostre istanze virtuali, per poi dedicarci solo alle rifiniture, risparmiando tantissimo tempo grazie alle capacità di elaborazione dei datacenter che abbiamo in-house o magari in cloud.

Per inizializzare il nostro primo progetto Vagrant, abbiamo solo bisogno di spostarci in una directory vuota e dare il comando (avendo già installato il software):

Installazione Vagrant

### Verificare di aver installati i seguenti pacchetti : rubygems ruby1.9.1-dev virtualbox-4.2 (o superiori)
# sudo apt-get install vagrant
# vagrant plugin install vagrant-vbguest

Le Box di Vagrant
Il primo concetto fondamentale da fare nostro, per quanto riguarda Vagrant, è quello del concetto di Box. Una Box per quanto riguarda questo ambiente di virtualizzazione infatti è una vera e propria scatola che contiene il sistema operativo, e tutto quello di cui abbiamo bisogno come i software di base ed ogni loro configurazione di base. Al punto di partenza abbiamo delle Box rese disponibili dai server di Vagrant, ma possiamo tranquillamente aggiungerne altre: tutto quello di cui abbiamo bisogno è un po’ di fantasia coi nomi, e di conoscere l’URL remoto tramite il quale scaricare la Box (ne trovate parecchie già fatte su Vagrantbox.es oppure su Hasicorp), con questa sintassi da riga di comando.

# vagrant init
# vagrant box add name url

che, traducendolo con un esempio reale:

# vagrant box add precise32 http://files.vagrantup.com/precise32.box

Che non farà altro che aggiungere al nostro progetto Vagrant una Box Ubuntu 12.04 a 32 bit.

Il Vagrantfile
Una volta scaricata la nostra Box di partenza, possiamo cominciare a configurare il nostro progetto Vagrant tramite il Vagrantfile che abbiamo a disposizione e che si presenta essenzialmente come un file Ruby con vari namespace, ma niente paura, non è necessario conoscere direttamente Ruby per la configurazione (anche se può aiutare), ed è possibile fare riferimento alla documentazione per conoscere i vari prefissi e le possibilità che abbiamo a disposizione. Ogni volta che eseguiamo un comando Vagrant, il Vagrantfile viene cercato in tutte le directory di livello superiore nell’albero.

Il file può avere grossomodo un aspetto del genere:

Esempio di un cluster di 7 Boxes. Preso da:
### https://github.com/patrickdlee/vagrant-examples

domain   = 'example.com'
 
nodes = [
  { :hostname => 'ex7proxy',   :ip => '192.168.0.42', :box => 'precise32' },
  { :hostname => 'ex7db',      :ip => '192.168.0.43', :box => 'precise32' },
  { :hostname => 'ex7web1',    :ip => '192.168.0.44', :box => 'precise32' },
  { :hostname => 'ex7web2',    :ip => '192.168.0.45', :box => 'precise32' },
  { :hostname => 'ex7static1', :ip => '192.168.0.46', :box => 'precise32' },
  { :hostname => 'ex7static2', :ip => '192.168.0.47', :box => 'precise32' },
  { :hostname => 'ex7cache',   :ip => '192.168.0.48', :box => 'precise32' },
]
 
Vagrant::Config.run do |config|
  nodes.each do |node|
    config.vm.define node[:hostname] do |node_config|
      node_config.vm.box = node[:box]
      node_config.vm.host_name = node[:hostname] + '.' + domain
      node_config.vm.network :hostonly, node[:ip]
 
      memory = node[:ram] ? node[:ram] : 256;
      node_config.vm.customize [
        'modifyvm', :id,
        '--name', node[:hostname],
        '--memory', memory.to_s
      ]
    end
  end
 
  config.vm.provision :puppet do |puppet|
    puppet.manifests_path = 'puppet/manifests'
    puppet.manifest_file = 'site.pp'
    puppet.module_path = 'puppet/modules'
  end
end

Prima di arrivare a questo livello tuttavia, è necessario cominciare dalle basi: il primo file di configurazione di Vagrant che andremo a scrivere conterrà ben poche specifiche, e si baserà esclusivamente sulla Box che abbiamo scelto per la nostra prima macchina virtuale.

# Una singola Box.
#
Vagrant.configure(“2”) do |config|
config.vm.box = “precise32”
end

Esempio per una singola Box.

Vagrant.configure("2") do |config|
config.vm.box = "precise32"
end

Inoltre il Vagrantfile deve essere soggetto a version control (tramite git ad esempio) per tenere traccia di ogni modifica e rendere il tutto facilmente riportabile in una nuova architettura

Avviamo la Box

# sudo vagrant up
Bringing machine 'default' up with 'virtualbox' provider...
[default] Importing base box 'precise32'...
[default] Matching MAC address for NAT networking...
[default] Setting the name of the VM...
[default] Clearing any previously set forwarded ports...
[default] Clearing any previously set network interfaces...
[default] Preparing network interfaces based on configuration...
[default] Forwarding ports...
[default] -- 22 => 2222 (adapter 1)
[default] Booting VM...
[default] Waiting for machine to boot. This may take a few minutes...
[default] Mounting shared folders...
[default] -- /vagrant

Adesso che abbiamo il nostro progetto funzionante, basterà dare

# vagrant ssh
Last login: Fri Apr 15 05:43:58 2011 from 10.0.2.2
[vagrant@localhost ~]$

per collegarci ed esserne subito operativi all’interno della nostra box.

Provisioning
Vagrant non è solo un sistema per avviare velocemente delle macchine virtuali, infatti ci permette anche di controllarle, e di controllarne le impostazioni nel tempo, insieme al software installato. Possiamo quindi gestire la configurazione automatica secondo le nostre esigenze delle varie Box che abbiamo, attraverso una struttura di provisioning abbastanza flessibile che supporta normali shell script (Bash), il buon vecchio Puppet, ma anche Chef e Ansible.

Tramite questa infrastruttura possiamo modificare il Vagrantfile per eseguire quindi qualsiasi istruzione, che sia configurata per script Puppet oppure attraverso Bash. Ad esempio, possiamo utilizzare la piccola struttura riportata di seguito, che proviene direttamente dalla documentazione di Vagrant e che mostra come sia facile scriversi uno script di configurazione da mandare poi in pasto alla propria Box.

$script = <<SCRIPT
echo I am provisioning...
date > /etc/vagrant_provisioned_at
SCRIPT
Vagrant.configure("2") do |config|
config.vm.provision "shell", inline: $script
end

Non solo VirtualBox

Una volta imparato a usare Vagrant, avremo comunque basato tutto il nostro lavoro su VirtualBox. Tuttavia, potremmo anche avere qualcosa in contrario sull’uso di VirtualBox, e voler usare altri provider che ci permettano un’amministrazione più efficace o semplicemente il riciclo di competenze che già abbiamo. Ad esempio, Vagrant supporta tramite plugin anche l’integrazione con VMWare o con Xen; questi plugin sono installabili attraverso il gestore integrato nel software, semplicemente tramite un singolo comando, esattamente come in un classico gestore di pacchetti:

# vagrant plugin install vagrant-vmware-fusion

Oppure se invece di VMWare Fusion usate la variante Workstation:

# vagrant plugin install vagrant-vmware-workstation

Una volta installato il plugin, ed ovviamente il software di providing delle macchine virtuali che vogliamo testare, ci bastera’ modificare il Vagrantfile, con istruzioni come queste nell’ esempio:

Esempio tratto da [ http://puppetlabs.com/blog/new-vmware-provider-gives-vagrant-a-boost ]

config.vm.provider :vmware_workstation do |v|
v.vmx["memsize"] = "2048"
end

Vagrant può ovviamente essere configurato per essere alla base di una complessa configurazione in ambiente cloud, o della propria infrastruttura più modesta.

Se questo primo articolo vi ha incuriositi, la documentazione ufficiale, passo passo, vi sta aspettando : VAGRANT DOC

Nel prossimo articolo vedremo come sfruttare le potenzialita’ di Vagrant + Docker.

#VagrantVirtualizzazioneeProvisioning

Velocizzare il vostro PC Linux – Tips & Tricks

Linux Tips & Tricks

Linux Tips & Tricks

Per queste festivita’ Natalizie anche Tuttiperlinux vuole farvi il proprio regalo con alcuni utili tips and tricks per rendere il vostro PC Linux piu’ performante per ogni utilizzo.
PARTIAMO: Come gia spiegato in un precedente articolo un punto a noi molto a cuore e’ il giusto utilizzo e sfruttamento di quel bagaglio di performance che e’ la RAM, oggi rivedremo alcuni punti ed aggiungeremo nuovi trucchi.

Riduciamo l’utilizzo della swap
Normalmente Ubuntu/Debian (e loro derivate) utilizza la swap non appena si supera il 60% della RAM occupata; un valore troppo alto a mio avviso, che fa entrare in funzione la swap troppo presto con numerosi rallentamenti nel sistema. Con questa piccola modifica andremo ad abbassare la soglia di attivazione della swap al 10%, un valore ottimale che garantisce un maggiore utilizzo della RAM (più veloce dello swap, che scrive i dati su disco) senza rinunciare alla swap in caso di saturazione della stessa, che entrerà in funzione il più tardi possibile.

Per effettuare la modifica apriamo un terminale e digitiamo

# sudo vim /etc/sysctl.conf

andiamo a fondo dello stesso e aggiungiamo la seguente stringa

vm.swappiness=10

Ora l’accesso alla swap inizierà solo con un carico della RAM superiore al 90% della stessa.


Pochissima RAM? Usiamo zRam

Se abbiamo un piccolo netbook oppure un pc “datato” con  1 GB di RAM o meno, il nostro sistema Linux può entrare in difficoltà non appena si aprono 2 o 3 programmi pesanti. Il sistema inizierà a “swappare”, rallentando man mano in maniera vistosa. Il trucco più efficace sui sistemi più vecchi è l’utilizzo di zRam, un piccolo hack per il kernel che permetterà di sfruttare al massimo il basso quantitativo di memoria fisica disponibile, “swappando” direttamente in RAM e ritardando il più possibile l’accesso alla swap fisica presente sul disco rigido (estremamente lenta). Il suo funzionamento è complesso, ma riassumibile in poche righe: i dati in RAM vengono compressi e immagazzinati in una partizione swap virtuale caricata in memoria RAM che occupa fino al 25% della stessa.

Raggiunta la soglia critica i pacchetti vengono compressi al massimo e swappati dentro la zRam, con un enorme recupero di prestazioni e di reattività (la compressione/decompressione è circa 20 volte più veloce dell’accesso diretto alla swap sul disco rigido). In teoria è come aggiungere un modulo di RAM in più della capienza dimezzata rispetto all’originale; ad esempio su 1GB di RAM si ottengono in totale circa 1,50 GB ( aggiunta di un modulo da 512MB) con l’aggiunta di zRam e, senza cambiare nulla.

Sulle versioni più recenti di Ubuntu (dalla 12.04 e successive) è possibile installare ed usare zRam lanciando il seguente comando da terminale.

# sudo apt-get install zram-config

Il file di configurazione lo troverete sotto /etc/init/zram-config

Al primo riavvio del PC zram si attivera’ in automatico.

ATTENZIONE: il funzionamento non è garantito su tutte le configurazioni, in quanto molto dipende dal modello di RAM utilizzato sul computer. Se non riscontrate migliorie conviene rimuoverlo.

NOTA BENE: zRam può essere usato con qualsiasi quantitativo di memoria RAM, ma i risultati migliori si ottengono con meno di 4GB di RAM, oltre tale valore perde gran parte dell’efficacia (almeno con gli OS attuali).


Troppi applicativi in auto-avvio? Diamogli una regolata

Le distribuzioni odierne hanno tanti applicativi in auto-avvio, e molte di queste voci sono spesso nascoste e non visibili. Per controllare quali avviare e quali rimuovere possiamo affidarci a BUM (boot-up manager) una comoda applicazione disponibile nei repository di Ubuntu/Debian.

Per installarlo usiamo il seguente comando.

# sudo apt-get install bum

Avviamolo dal menu applicazioni o dalla Shell dell’ambiente (dovete essere root) per ottenere la lista di applicativi avviati insieme al sistema.
In base alle nostre esigenze possiamo modificare alcune delle voci disattivandole con una semplice spunta.

ATTENZIONE : evitate di disattivare voci a caso, documentatevi su Google per verificare la funzionalita’ dell’applicativo.


Velocizzare Ubuntu cambiando ambiente grafico
Per alcuni Unity è troppo pesante o limitato, per nostra fortuna usiamo un sistema open source, che quindi non c’incatena ad uno specifico ambiente grafico. Possiamo dunque scegliere d’installare una grande varietà di ambienti grafici già pronti e spesso notevolmente più leggeri dell’ambiente di partenza utilizzando il gestore pacchetti o il terminale. Non c’è nemmeno l’obbligo di cancellare il vecchio ambiente, Linux permette di gestire più ambienti grafici insieme senza problemi. Avendo abbiamo possibilità di scelta, perché non scegliere in base alle nostre esigenze e necessità?

Tra i più leggeri in assoluto, in grado di regalare una reattività invidiabile, c’è XFCE , a mio avviso il miglior ambiente grafico alternativo, che unisce leggerezza e funzionalità in un mix vincente.

Per installarlo utilizziamo il seguente comando da terminale

# sudo apt-get install xubuntu-desktop

In alternativa c’è LXDE, ancora più leggero e spartano per PC particolarmente obsoleti.

Installazione
Installare a scelta i pacchetti:

lubuntu-desktop : se si desidera avere Lubuntu completo;
lubuntu-core : se si desidera avere Lubuntu in versione minimale;
lxde : se si desidera avere il solo ambiente LXDE.

esempio :

# sudo apt-get install lubuntu-desktop

 

Buon divertimento !

#LinuxTipsandTricks

Pydio piattaforma di FileSharing

Pydio FileSharing Platform

Pydio FileSharing Platform

Pydio è un sistema open che ci consente di trasformare qualsiasi server in una potente piattaforma di condivisione.

Pydio su Ubuntu
Negli ultimi anni i servizi di web storage sono spuntati come funghi, tutti quanti ci consentono di avere a disposizione uno spazio online nel quale salvare e condividere i nostri file preferiti. Per tutti coloro, privati e non, che sono alla ricerca di un servizio di condivisione file sicuro e flessibile sono disponibili OwnCloud oppure anche AjaXplorer Pydio.

Pydio ci consente di poter integrare in qualsiasi server una potente piattaforma di condivisione file dotata di numerose funzionalità; potremo accedere ai nostri file multimediali come immagini, video, documenti ecc da qualsiasi pc o device mobile direttamente da browser o tramite applicazione dedicata e, si potranno inoltre condividere facilmente i nostri file, creare pagine web ecc.

Pydio è una soluzione molto interessante, ad oggi, scelta da molte aziende in grado di offrire una piattaforma di condivisione file, flessibile, scalabile e soprattutto sicura con la possibilità di accedere e operare sui file attraverso vari protocolli (e’ possibile creare anche plugin dedicati ecc) sincronizzare i file in servizi di cloud storage e molto altro ancora.

Possiamo inoltre includere molti plugin di terze parti come ad esempio Pixlr  (oppure Dropbox e molti altri), per editare le immagini digitali, player per riprodurre video, file audio, editor di testi, reader di documenti ecc.

INSTALLARE PYDIO
Possiamo installare facilmente Pydio in Ubuntu / Debian e derivate (sia server che desktop) grazie ai repository dedicati, ecco come fare.

Per prima cosa aggiungiamo i repository Pydio digitando:

sudo vim /etc/apt/sources.list

ed ora aggiungiamo:

deb http://dl.ajaxplorer.info/repos/apt stable main
deb-src http://dl.ajaxplorer.info/repos/apt stable main

salviamo il tutto cliccando su ctrl + x e poi s
ora dovremo installare la key d’autenticazione digitando sempre da terminale:

wget -O - http://dl.ajaxplorer.info/repos/charles@ajaxplorer.info.gpg.key | sudo apt-key add -

adesso possiamo aggiornare i repository ed installare Pydio digitando:

sudo apt-get update
sudo apt-get install pydio

Al termine dell’installazione dovremo inserire la configurazione di Pydio in Apache, in nostro aiuto possiamo utilizzare il file di conf  fornito dall’installazione tramite il seguente comando:

<pre?sudo ln -s /usr/share/doc/pydio/apache2.sample.conf /etc/apache2/sites-enabled/pydio.conf sudo php5enmod mcrypt

non ci resta che riavviare apache digitando:

sudo /etc/init.d/apache restart

a questo punto potremo finalmente accedere a Pydio dal nostro browser accedendo all’indirizzo

http://127.0.0.1/pydio/index.php               ### dove 127.0.0.1 è l'indirizzo ip (localhost) del nostro server.

Da adesso in avanti ci bastera’ seguire le ottime indicazioni che ci verranno mostrate man mano a video per poter arrivare a completare l’intera installazione.

Al primo avvio avremo di fronte una semplice schermata di login, una volta eseguita potremo già caricare e gestire i nostri file.

#Pydiofilesharing

Velocizzare Linux creando un RAM Disk

Veloci con le RAM Disk

Veloci con le RAM Disk

Ram Disk o Ram Drive è una funzionalità disponibile in qualsiasi distribuzione Linux dedicata a poter utilizzare la RAM come un hard disk o memoria di massa.
Grazie a Ram Disk potremo emulare un’hard disk utilizzando la nostra RAM rendendo cosi’ più veloce l’avvio di applicazioni oppure dello stesso sistema operativo.

La RAM difatti è molto più veloce di un qualsiasi hard disk, quindi utilizzando questa funzionalità le applicazioni potranno utilizzare la nostra ram per caricare dati, o altro, rendendo più veloce l’avvio e più reattivo il loro utilizzo.

*N.B.: Logicamente i dati salvati nella ram Disk andranno persi ad ogni riavvio, inoltre l’uso di questa funzionalità è consigliato solo se abbiamo più di 2 Gb di Ram altrimenti rischiamo di rimanere senza RAM da poter utilizzare per la gestione del nostro sistema operativo.

In questo esempio vedremo come creare e attivare una Ram Disk su Ubuntu (Debian e derivate).
N.B.: Prima di creare la cartella sul filesystem destinata alla Ram disk, lanciamo da terminale il comando:

free

in modo da liberare la memoria RAM non utilizzata sulla nostra distribuzione.

1. Creare una RamDisk

Per creare una RAMDISK dovremo creare una cartella che fungerà da alias per poter navigare e utilizzare lo spazio della RAM per farlo basta digitare da terminale:

sudo mkdir -p /opt/ramdisk
sudo chmod -R 777 /opt/ramdisk

la cartella sarà denominata ramdisk e la troveremo all’interno della cartella opt del nostro sistema.

2. Montare una RamDisk

A questo punto dovremo montare la cartella per un’area di archiviazione temporanea tmpfs che utilizza RAM invece di spazio sul disco rigido per farlo digitiamo da terminale:

sudo mount -t tmpfs -o size=2048M tmpfs /opt/ramdisk

come possiamo vedere abbiamo dato 2GB (2048M) possiamo variare il size conforme lo spazio disponibile nella nostra RAM.

Fatto questo provate ad avviare alcune applicazioni e dovreste notare un leggero miglioramento nel loro utilizzo.

3. Smontare la RamDisk

Per smontare la RamDisk basta digitare:

sudo umount /opt/ramdisk

oppure basta riavviare.

E’ possibile velocizzare questa procedura creando un’alias o script da avviare all’avvio del sistema.

Per effettuare il montaggio automatico ogni volta che avviamo la nostra distribuzione, dobbiamo aggiungere una riga nel file /etc/fstab. Apriamo quindi il file:

# sudo gedit /etc/fstab

e aggiungiamo la seguente stringa:

tmpfs /opt/ramdisk tmpfs nodev,nosuid,noexec,nodiratime,size=2048M 0  0

Una volta terminata la configurazione possiamo montare la partizione con il comando :

sudo mount -t tmpfs -o size=2048M tmpfs /opt/ramdisk

Facciamo ora un esempio pratico per vedere se e come funziona la nostra modifica.

Premessa: Se la nostra attività ci costringe a lavorare tutto il giorno con un browser, non bisogna sottovalutare l’idea di ottimizzare l’utilizzo di questo strumento.

Vediamo quindi come utilizzare la RAM Disk appena creata per ospitare ad esempio la cache del browser Firefox.

La procedura è molto semplice, dobbiamo immettere nella barra degli indirizzi il comando about:config , fare tasto destro sulla lista e selezionare Nuovo -> Stringa.
Nel nome dobbiamo scrivere browser.cache.disk.parent_directory e nel campo valore il percorso della cartella dove si desidera memorizzare la cache, che per noi e’ /opt/ramdisk. Infine dobbiamo assicurarsi che la voce browser.cache.disk.enable sia True, altrimenti possiamo attivarla con un doppio click.

Una volta terminato il tutto riavviamo il browser e facciamo qualche test ….

pwd   = /opt/ramdisk#
du -sh * = 85M cache2

Funziona…!

Creare facilmente applicazioni Web su Linux

Fogger Web Linux in un clicTra le tante features incluse in Google Chrome / Chromium, Gnome Web, Rekonq ecc troviamo la possibilità di creare facilmente un’applicazione web da qualsiasi scheda. Questa funzionalità ci consente non solo di avviare velocemente il nostro sito web preferito ma anche risparmiare risorse dato che non andremo a caricare interamente il browser. Funzionalità tanto richiesta ma attualmente non inclusa in Mozilla Firefox, un’alternativa arriva proprio dai developer Linux attraverso un semplice software.

Per creare facilmente un’applicazione web con Linux possiamo utilizzare Fogger, software open source che ci consente di creare facilmente un’applicazione web da qualsiasi sito, blog, forum ecc attraverso una semplice interfaccia grafica.
Fogger ci consente di creare un’applicazione web da avviare velocemente nel nostro menu, una volta avviata avremo una finestra con solo il nostro sito web, non è inclusa alcuna barra degli strumenti ecc possiamo comunque ricaricare, andare avanti o indietro attraverso il menu contestuale o il menu dell’applicazione. Tutto questo ci consentirà di velocizzare l’avvio di social network, forum e altri siti preferiti senza utilizzare alcun browser richiedendo meno cpu e memoria ram.

– INSTALLARE FOGGER
N.B.: Fogger è un software che non viene aggiornato da alcuni anni ma che funziona correttamente anche con le attuali distribuzioni Linux.

Per installare Fogger in Ubuntu e derivate basta scaricare il pacchetto deb da questa pagina (per Ubuntu 14.04 e versioni successive basta scaricare il pacchetto per la release 13.10).

Prerequisiti: prima d’installare il pacchetto appena scaricato, accertarsi di avere i seguenti pacchetti :
python-xlib & gir1.2-rsvg-2.0 altrimenti installarli con un semplice

# sudo apt-get install python-xlib gir1.2-rsvg-2.0

Una volta installato, basta avviare Fogger da menu, ci si aprirà una finestra di dialogo nella quale inserire l’url, nome e icona dell’applicazione web da creare per poi cliccare sul tasto Create. Al termine basta avviare l’applicazione web da menu, per rimuoverla basta cliccare da file manager Ctrl + h .