Bloccare la pubblicita’ senza plug-in

Linux Ad Block

Linux Ad Block

 

Negli ultimi anni i banner pubblicitari presenti nelle pagine di molti siti si sono trasformati in un mostro incontrollato e soprattutto molto invasivo e, a causa dell’abuso da parte di alcuni, sono finiti per diventare la bestia nera di Internet, inducendo numerosi utenti a trovare un modo per bloccarli con i metodi più disparati.

 

Tra questi figurano ad esempio due note estensioni per browser, ad esempio su Chrome tra i piu’ conosciuti possiamo trovare AdBlock e AdBlock Plus, che svolgono egregiamente il proprio lavoro modificando al volo il foglio di stile delle pagine web impedendone la visualizzazione. D’altra parte questo vantaggio ha un peso materiale: entrambe le estensioni finiscono per appesantire notevolmente il browser, il che potrebbe essere uno svantaggio per molti.

In questo breve articolo verra’ illustrato un metodo efficace per bloccare la visualizzazione dei banner pubblicitari dei più noti circuiti pubblicitari, usando una versione modificata del file /etc/hosts

 

Bloccare la pubblicità senza AdBlock 

Il criterio che utilizzeremo è di per se molto semplice, infatti il file /etc/hosts permette di associare manualmente host ad indirizzi IP senza affidarsi alla risoluzione tramite server DNS; grazie al lavoro ed alla costanza di alcuni sviluppatori, è possibile scaricare un file modificato ad-hoc affinché agli host dei più noti banner pubblicitari venga automaticamente associato l’indirizzo IP 127.0.0.1, ovvero l’indirizzo locale della propria macchina (localhost).  Risultato:
i banner non verranno più visualizzati!

Senza dilungarci in ulteriori spiegazioni procediamo alla modifica: andiamo innanzitutto a creare un backup del file /etc/hosts presente nel nostro sistema operativo, da ripristinare in caso di problemi, dopodiché, andremo a creare uno script per il download/upgrade automatico del file che inseriremo nel nostro crontab.

*Preparazione
Creamo innanzitutto un backup del nostro file /etc/hosts originale da ripristinare in caso di problemi: per farlo, da terminale, digitiamo

# sudo cp /etc/hosts /etc/hosts.bak

Adesso creiamo lo script che sara’ in grado di scaricare automaticamente il nuovo file host, concedendogli eventualmente una serie di tentativi qualora la connessione ad Internet non fosse subito disponibile, quindi dal nostro terminale digitiamo

# sudo vim /usr/local/bin/adblock.sh

All’interno del file appena creato inseriamo quanto segue:

#!/bin/bash

exec 2> /tmp/adblock.log
exec 1>&2
set -x
wget -q -O - 1 --retry-connrefused http://someonewhocares.org/hosts/hosts | grep -P "^(127.0.0.1 |::1 |# )" > /etc/hosts

chmod 644 /etc/hosts

Salviamo il file ed usciamo dall’editor, dopodiché renderlo eseguibile con il comando

# sudo chmod +x /usr/local/bin/adblock.sh

Ora facciamo in modo di aggiungere il nostro nuovo script nel crontab del sistema in modo da farlo eseguire, in automatico, almeno ogni 4 ore (la scelta ottimale sta a voi).

Per coloro che non sono soliti ad utilizzare la gestione del crontab facciamo un breve ripasso sulla sua sintassi :

Esempi di sintassi dei comandi cron

Il file crontab deve rispettare una sintassi ben precisa, diversamente il sistema non accetterà le impostazioni. Quello che segue è un esempio generico:

5 3 * * * /usr/bin/apt-get update

L’esempio precedente eseguirà il comando apt-get update ogni giorno di ogni mese alle ore 03:05 (l’orario viene indicato nel formato a 24 ore).

La prima parte della voce descrive quando l’azione deve essere effettuata. Ci sono cinque campi (nell’esempio precedente, «5 3 * * *»), separati da uno spazio, ognuno dei quali accetta un numero, un asterisco o un testo appropriato. I campi specificano, in ordine (tra parentesi l’abbreviazione standard):

  • minuti, da 0 a 59 («m»);
  • ore, da 0 a 23 («h»);
  • giorno del mese, da 1 a 31 («dom»);
  • mese, da 1 a 12 («mon»);
  • giorno della settimana, da 0 (domenica) a 6 (sabato) («dow»)

 

Quelle che seguono sono alcune varianti della precedente pianificazione d’esempio:

Stringa

Descrizione

«12 03 * * *»

tutte le mattine, più o meno alle 3

« 12 03 15 * *»

tutti i 15 del mese, alla stessa ora

«12 03 31 * *»

7 volte l’anno, alla stessa ora

«0 12 * * 0»

ogni domenica, a mezzogiorno

«2 0 * * *»

ogni giorno, più o meno a mezzanotte

«02 03 * * 1,5»

ogni lunedì e venerdì, alle 3 del mattino circa

Altri esempi per aiutarvi a capire le varie combinazioni :

  • Esempio 1
1-30 * * * * /comando/da/eseguire

il comando verrà eseguito ogni giorno, ogni ora e quando i minuti vanno da 1 a 30.

  • Esempio 2
30 * 1-7 * * /comando/da/eseguire

il comando verrà eseguito i primi sette giorni di ogni mese, ad ogni ora e quando i minuti valgono 30.

  • Esempio 3
00 */2 15 * * /comando/da/eseguire

il comando verrà eseguito il quindicesimo giorno di ogni mese, ogni due ore.

  • Esempio 4
00 1-9/2 1 5 * /comando/da/eseguire

il comando viene eseguito il primo maggio alle 1,00 – 3,00 – 5,00 – 7,00 – 9,00. Cioè ogni due ore dalle 1,00 alle 9,00.

  • Esempio 5
00 1-10/2 1 5 * /comando/da/eseguire

il comando viene eseguito il primo maggio alle 1,00 – 3,00 – 5,00 – 7,00 – 9,00. Cioè ogni due ore dalle 1,00 alle 10,00. Si noti come l’ultimo valore utile dell’intervallo non coincida, in questo caso, con l’ora in cui viene fatta partire l’ultima esecuzione giornaliera del comando.

  • Esempio 6
00 13 2,8,14 * * /comando/da/eseguire

il comando verrà eseguito il secondo, l’ottavo e il quattordicesimo giorno di ogni mese alle 13.00

  • Esempio 7
30 13 1-15 4,10 * /comando/da/eseguire

il comando verrà eseguito i primi quindici giorni di aprile e ottobre alle 13,30.

  • Esempio 8
*/30 13,20 * 1-7,9-12 1-5 /comando/da/eseguire

il comando verrà eseguito nei giorni feriali (da lunedì a venerdì) di tutti i mesi tranne agosto, alle 13,00 – 13,30 – 20,00 – 20,30.

  • Esempio 9
00 14,19 1-15 * 5 /comando/da/eseguire

il comando verrà eseguito alle 14,00 e alle 19,00 dei primi quindici giorni di ogni mese e anche ogni venerdì.

** Ora per tornare al nostro esempio possiamo editare il file del nostro crontab tramite il comando

# crontab -e

ed in base agli esempi appena visti la riga di configurazione per far si che lo script venga eseguito ogni 4 ore di ogni giorno dell’anno sara’ la seguente :

# 00 */4 * * *  /usr/local/bin/adblock.sh

una volta salvato ed usciti non rimarra’ altro da fare che riavviare il servizio per far si che la modifica diventi operativa

# sudo /etc/init.d/cron restart

per verificare che effettivamente la schedulazione sia stata inserita verifichiamo tramite il comando

# crontab -l

Se doveste riscontrare problemi nella gestione della navigazione e voleste tornare alla configurazione iniziale vi bastera’ rieditare il crontab eliminando la stringa inserita e ripristinare il file hosts iniziale di cui avevamo fatto il backup tramite il comando :

# sudo mv /etc/hosts.bak /etc/hosts

Buon Anno!

#linuxadblocksenzaplugin

Velocizzare Linux creando un RAM Disk

Veloci con le RAM Disk

Veloci con le RAM Disk

Ram Disk o Ram Drive è una funzionalità disponibile in qualsiasi distribuzione Linux dedicata a poter utilizzare la RAM come un hard disk o memoria di massa.
Grazie a Ram Disk potremo emulare un’hard disk utilizzando la nostra RAM rendendo cosi’ più veloce l’avvio di applicazioni oppure dello stesso sistema operativo.

La RAM difatti è molto più veloce di un qualsiasi hard disk, quindi utilizzando questa funzionalità le applicazioni potranno utilizzare la nostra ram per caricare dati, o altro, rendendo più veloce l’avvio e più reattivo il loro utilizzo.

*N.B.: Logicamente i dati salvati nella ram Disk andranno persi ad ogni riavvio, inoltre l’uso di questa funzionalità è consigliato solo se abbiamo più di 2 Gb di Ram altrimenti rischiamo di rimanere senza RAM da poter utilizzare per la gestione del nostro sistema operativo.

In questo esempio vedremo come creare e attivare una Ram Disk su Ubuntu (Debian e derivate).
N.B.: Prima di creare la cartella sul filesystem destinata alla Ram disk, lanciamo da terminale il comando:

free

in modo da liberare la memoria RAM non utilizzata sulla nostra distribuzione.

1. Creare una RamDisk

Per creare una RAMDISK dovremo creare una cartella che fungerà da alias per poter navigare e utilizzare lo spazio della RAM per farlo basta digitare da terminale:

sudo mkdir -p /opt/ramdisk
sudo chmod -R 777 /opt/ramdisk

la cartella sarà denominata ramdisk e la troveremo all’interno della cartella opt del nostro sistema.

2. Montare una RamDisk

A questo punto dovremo montare la cartella per un’area di archiviazione temporanea tmpfs che utilizza RAM invece di spazio sul disco rigido per farlo digitiamo da terminale:

sudo mount -t tmpfs -o size=2048M tmpfs /opt/ramdisk

come possiamo vedere abbiamo dato 2GB (2048M) possiamo variare il size conforme lo spazio disponibile nella nostra RAM.

Fatto questo provate ad avviare alcune applicazioni e dovreste notare un leggero miglioramento nel loro utilizzo.

3. Smontare la RamDisk

Per smontare la RamDisk basta digitare:

sudo umount /opt/ramdisk

oppure basta riavviare.

E’ possibile velocizzare questa procedura creando un’alias o script da avviare all’avvio del sistema.

Per effettuare il montaggio automatico ogni volta che avviamo la nostra distribuzione, dobbiamo aggiungere una riga nel file /etc/fstab. Apriamo quindi il file:

# sudo gedit /etc/fstab

e aggiungiamo la seguente stringa:

tmpfs /opt/ramdisk tmpfs nodev,nosuid,noexec,nodiratime,size=2048M 0  0

Una volta terminata la configurazione possiamo montare la partizione con il comando :

sudo mount -t tmpfs -o size=2048M tmpfs /opt/ramdisk

Facciamo ora un esempio pratico per vedere se e come funziona la nostra modifica.

Premessa: Se la nostra attività ci costringe a lavorare tutto il giorno con un browser, non bisogna sottovalutare l’idea di ottimizzare l’utilizzo di questo strumento.

Vediamo quindi come utilizzare la RAM Disk appena creata per ospitare ad esempio la cache del browser Firefox.

La procedura è molto semplice, dobbiamo immettere nella barra degli indirizzi il comando about:config , fare tasto destro sulla lista e selezionare Nuovo -> Stringa.
Nel nome dobbiamo scrivere browser.cache.disk.parent_directory e nel campo valore il percorso della cartella dove si desidera memorizzare la cache, che per noi e’ /opt/ramdisk. Infine dobbiamo assicurarsi che la voce browser.cache.disk.enable sia True, altrimenti possiamo attivarla con un doppio click.

Una volta terminato il tutto riavviamo il browser e facciamo qualche test ….

pwd   = /opt/ramdisk#
du -sh * = 85M cache2

Funziona…!

Creare facilmente applicazioni Web su Linux

Fogger Web Linux in un clicTra le tante features incluse in Google Chrome / Chromium, Gnome Web, Rekonq ecc troviamo la possibilità di creare facilmente un’applicazione web da qualsiasi scheda. Questa funzionalità ci consente non solo di avviare velocemente il nostro sito web preferito ma anche risparmiare risorse dato che non andremo a caricare interamente il browser. Funzionalità tanto richiesta ma attualmente non inclusa in Mozilla Firefox, un’alternativa arriva proprio dai developer Linux attraverso un semplice software.

Per creare facilmente un’applicazione web con Linux possiamo utilizzare Fogger, software open source che ci consente di creare facilmente un’applicazione web da qualsiasi sito, blog, forum ecc attraverso una semplice interfaccia grafica.
Fogger ci consente di creare un’applicazione web da avviare velocemente nel nostro menu, una volta avviata avremo una finestra con solo il nostro sito web, non è inclusa alcuna barra degli strumenti ecc possiamo comunque ricaricare, andare avanti o indietro attraverso il menu contestuale o il menu dell’applicazione. Tutto questo ci consentirà di velocizzare l’avvio di social network, forum e altri siti preferiti senza utilizzare alcun browser richiedendo meno cpu e memoria ram.

– INSTALLARE FOGGER
N.B.: Fogger è un software che non viene aggiornato da alcuni anni ma che funziona correttamente anche con le attuali distribuzioni Linux.

Per installare Fogger in Ubuntu e derivate basta scaricare il pacchetto deb da questa pagina (per Ubuntu 14.04 e versioni successive basta scaricare il pacchetto per la release 13.10).

Prerequisiti: prima d’installare il pacchetto appena scaricato, accertarsi di avere i seguenti pacchetti :
python-xlib & gir1.2-rsvg-2.0 altrimenti installarli con un semplice

# sudo apt-get install python-xlib gir1.2-rsvg-2.0

Una volta installato, basta avviare Fogger da menu, ci si aprirà una finestra di dialogo nella quale inserire l’url, nome e icona dell’applicazione web da creare per poi cliccare sul tasto Create. Al termine basta avviare l’applicazione web da menu, per rimuoverla basta cliccare da file manager Ctrl + h .

Puppet: automatizziamo e gestiamo ogni task

Puppet Labs

Puppet Labs

Introduzione a Puppet

Puppet è un software open source, scritto in linguaggio Ruby, che permette la gestione automatizzata e centralizzata di un’infrastruttura di sistemi Linux e Unix, essendo disponibile per tutte le principali distribuzioni Linux, ma anche per le diverse varianti di BSD oltre che Solaris e AIX.

Con Puppet è possibile gestire praticamente ogni risorsa di un sistema: programmi da insallare, servizi da avviare, file di configurazione con contenuti diversi a seconda di diverse logiche, utenti, cron jobs, mount point, esecuzione di comandi specifici ecc.
Praticamente permette di automatizzare ogni attività sistemistica cambiando di fatto il modo con sui si opera su sun server.

La logica di Puppet è di definire lo stato di un sistema e fare in modo che questo sia tale ogni volta che il client Puppet viene eseguito.
La prima volta che lo si esegue, vengono installati pacchetti, avviati servizi, modificati file di configurazione secondo quanto definito sul PuppetMaster, le volte successive, se non sono intervenute modifiche manuali sul sistema, o cambiamenti delle configurazioni sul master, non dovrebbe cambiare nulla, altrimenti verranno upgradati eventuali file di configurazione o servizi, cosi come indicato sul PuppetMaster.
Questo è un concetto importante per il sistemista, e’ un vero e proprio cambio di paradigma sul suo modo di operare, poiche’ in un sistema gestito con Puppet non si devono modificare a mano i file che Puppet gestisce, perchè questi vengono aggiornati al successivo collegamento/verifica con il Master e, visto che nelle condizioni ideali, Puppet gestisce tutte le risorse di un sistema (non è obbligatorio che sia così, ma è comunque consigliabile), di fatto, salvo in casi di emergenza, un sistemista non dovrà mai intervenire a mano sui suoi server.

Se da un lato tutto questo può risultare laborioso e in qualche modo “innaturale” nella gestione dall’altro comporta una serie di vantaggi clamorosi:
– Si può configurare il profilo di un server ed applicarlo a decine o centinaia di host, tutti uguali, tutti allineati, tutti configurati con la stessa logica.
– La procedura di setup e configurazione di un sistema è riproducibile, evitando cosi’ di trovarsi a gestire dei sistemi che poi non si sanno più reinstallare.
– E’ facile e quasi intrinseco prevedere per ogni host il suo corrispettivo di sviluppo, collaudo e produzione, non avendo limiti nel numero di ambienti previsti e avendo la certezza di avere i sistemi fra di loro allineati.
– I manifest di puppet sono generalmente gestiti con un sistema di versioning (git, subversion, cvs vanno tutti bene), questo comporta automaticamente una gestione formale, reversibile, documentata e tracciata delle modifiche fatte sui sistemi.

Il risultato è che, già in infrastrutture di qualche decine di host, Puppet diventa uno strumento unico e insostituibile per una gestione rapida ed efficace del parco macchine, lo sforzo inizlae di definizione delle sue configurazioni viene ampiamente ripagato nel tempo con tempi di gestione e setup dei sistemi enormemente ridotti.
Insomma, con Puppet ci si può dedicare al miglioramento e l’affinamento della propria infrastruttura risparmiando il tempo speso in attività ordinarie ripetitive e noiose.

Per chi volesse provare le potenzialita’ di Puppet oggi e’ possibile scaricare una versione Free Trial direttamente dal sito del produttore [To try Puppet Enterprise for free on up to 10 nodes].
Vi verranno richieste soltanto alcune informazioni formali, prima di poter ottenere il file installabile per la versione della nostra distro (sia 32 che 64 bit).
Potrete cosi’ scaricare il pacchetto puppet-<vostra versione>.tar.gz sul vostro Puppet Server; una volta estratto il contenuto del file, ad esempio sotto /opt , per lanciare l’installazione del pacchetto vi bastera’ lanciare lo script :

cd /opt/puppet

# sudo ./puppet-enterprise-installer

L’installazione procedera’ sostanzialmente da sola, all’inizio ci verra’ soltanto chiesta la conferma (premendo Y ) per avviare il processo d’installazione e copia dei file necessari, dopodiche’ bastera’ avere un po’ di pazienza.

Altrimenti e’ possibile questa ulteriore strada (ad esempio per un sistema Ubuntu 14.x)

wget https://apt.puppetlabs.com/puppetlabs-release-trusty.deb
sudo gdebi puppetlabs-release-trusty.deb 
sudo apt-get update 
sudo aptitude install puppet-common=3.7.3-1puppetlabs1 puppet=3.7.3-1puppetlabs1
sudo apt-get install puppetmaster-passenger

Nel caso in cui invece dobbiate solo fare un upgrade all’ultima versione vi bastera’ eseguire :

$ sudo apt-get update
$ sudo puppet resource package puppetmaster ensure=latest

Se poi non avete il tempo da impiegare nell’installazione, ma non volete perdere l’occasione di testare un prodotto cosi interessante potete anche scaricare una VM gia pronta al seguente link puppetlabs_VM

Configurazione

– Il puppet master
Raggiungete la macchina prescelta come puppet master che chiameremo, senza troppa fantasia, master e installate i programmi necessari:

root@master:

~# apt-get install puppetmaster

Questa operazione installerà anche le dipendenze, compreso il pacchetto per l’agent puppet.
L’installazione terminerà con uno sconfortante errore: niente paura! semplicemente il master non è ancora stato configurato a dovere e gli script di init non sono in grado di avviarlo correttamente.
Preoccupiamoci innanzitutto di permettere l’accesso ai file che verranno serviti dal nostro master, editate il file /etc/puppet/fileserver.conf e aggiungete una riga per permettere l’accesso alla sottorete 192.168.0.0/24 (per esempio).

 

Prepariamo un piccolo laboratorio con 3 macchine

Name                 IP                     OS                    Descrizione
puppet01        192.168.1.10            CentOS 6.5               puppet master
puppet02        192.168.1.20            CentOS 6.5               puppet client
puppet03        192.168.1.30            CentOS 5.10              puppet client

** configuriamo il file /etc/hosts

# vim /etc/hosts

192.168.1.10    puppet01
192.168.1.20    puppet02
192.168.1.30    puppet03

– Inseriamo queste due righe nel [main] edl file /etc/puppet/puppet.conf

certname = puppet
dns_alt_names = puppet,puppet01.localdomain

– Configuriamo il certificato
Con questo comando si creerà il certificato CA e il certificato per il puppetmaster

puppet01 # puppet master –verbose –no-daemonize

notice: Starting Puppet master version 2.7.25
(una volta apparsa la riga qui sopra potete chiudere con un Ctrl-C)

* verifichiamo: # puppet cert list –all
+ “srv-c6.localdomain” (10:BD:EB:92:CE:98:A7:37:FE:4B:D8:20:5E:C2:44:D5) (alt names: “DNS:puppet”, “DNS:puppet.localdomain”, “DNS:puppet01.localdomain”)

* riavviamo il servizio :

#  /etc/init.d/puppetmaster restart

Installazione dei client

sulle macchine puppet02 e puppet03 installare soltanto il client “puppet” nei seguenti modi :

Ubuntu/Debian : # sudo apt-get install puppet

RHEL/Centos   : # sudo yum install puppet -y

** sulle macchine client andremo a modificare il file puppet.conf indicando il nome della macchina Server, il puppetmaster

# vim /etc/puppet/puppet.conf

[agent]
server = puppet01

su puppet02 e puppet03

# puppet agent –test # si dovrebbe vedere l’agente creare una richiesta di certificato al master

ora su puppet01 eseguite

# puppet cert list –all # dovreste vedere le richieste effettuate dai client 01 e 02

La prima fase e’ cosi terminata, nel prossimo articolo vedremo come installare e configurare la Dashboard di Puppet per avere una gestione centralizzata tramite Browser